mercoledì 22 dicembre 2010

2010

Questo Blog è l'unica cosa che abbia mai scritto in vita mia.
Si vede, direte voi.
Mi piace avere uno spazio mio, fuori dalla confusione che respiro in giro. Una sorta di diario che mi indica quanto tempo è passato dall' ultima volta in cui ho lasciato il tran tran di tutti i giorni ed ho trascorso qualche ora nella natura. E' il mio cassetto dei ricordi.
Dicembre è volato via tra arrabbiature lavorative, acciacchi, piogge battenti e una nevicata fuori misura.
E' andata così.
Oggi, proprio mentre mi sembrava di esser lì a sprecare il mio tempo, mi sono emozionato a leggere il blog di una coppia di Modena. Due ragazzi della mia età, partiti dall' Italia e arrivati in Tibet cavalcando due biciclette. Un' anno di fatica, freddo, strani incontri, un legame che si rinforza nelle difficoltà. Ho letto solo qua e là, per il momento. Tutte le volte mi assale un sentimento indescrivibile, un misto di agitazione e rabbia per il poco tempo che siamo costretti a dedicare a quello che ci piace fare, alle cose che realmente si ricordano a distanza.
Un bizzarro paziente mi ha consigliato di fissare una data per ogni cosa che si intende fare in futuro.
Mi piacerebbe fare l'alta via delle Apuane, con chi vuol venire, alle perse insieme alla Berta. Non ho ancora individuato una data per la partenza ma mi sono promesso di farlo presto. Continuo a non accettare i consigli degli altri.

domenica 28 novembre 2010

Sotto il Monte Forato 27-11-10


Passo a prendere la Berta che sono appena le sette del mattino. Non sa dove stiamo andando, quanto cammineremo ma è sempre felice di partire. Quando apro la porta di casa sua, spalanca gli occhi e corre dall'altra parte della stanza per prendere la rincorsa e saltarmi addosso. Poi si butta per terra, a pancia su. Di buon umore e senza fare troppa confusione, lasciamo dormire i suoi coinquilini e montiamo in macchina. Oggi si va sul Forato partendo da Stazzema.
Dall'autostrada assisto allo spettacolo delle vette innevate che brillano alla luce del sole. L'Altissimo da Forte dei Marmi ruba la scena a tutte le altre. In breve le solite nuvole provenienti dal mare ci rovinano la festa.
Lasciamo la macchina poco fuori il centro abitato e proseguiamo su una mulattiera fino all' agriturismo casa Giorgini. Non sono molto in forma, sarà per la bisboccia del venerdì o per la neve a terra che mi costringe ad alzare le cosce più del solito. La Berta mi guarda con compassione. Arriviamo alla Foce di Petrosciana dove ci sono dieci centimetri buoni di neve. Il sentiero diretto alla vetta mi appare un po' impegnativo in queste condizioni. Ho promesso che quando vado da solo non mi metto nei pericoli. Proseguo sul 131, verso foce di Valli. Non ci sono tracce a terra e mi sembra di scendere un po' troppo. Torniamo alla foce. Decidiamo di girellare ancora un po' prima di riprendere la macchina. Costeggiamo il Nona ed il Procinto per raggiungere il rifugio Forte dei Marmi. Niente male queste Apuane meridionali.

Foto Ciure

martedì 16 novembre 2010

Ferrata Sant'Antone al Monte Serra


Io e le pareti verticali siamo ormai due entità indissolubili, come dimostra questo scatto di Luigi, mio compagno di ventura su questa impegnativa ferrata nei pressi di Buti (Pisa). Ad onor del vero mi sono ritirato a 20 metri dall'arrivo dopo esser sdrucciolato più volte appeso alla fune, quasi fosse unta come un albero della cuccagna.

Foto Luigi
Io non ho avuto la forza e la lucidità di fare foto.

domenica 31 ottobre 2010

Pania della Croce 31-10-10


Oggi la regina delle Apuane non si è voluta mostrare. Le previsioni meteo non avevano promesso niente di buono ma noi ce ne siamo fregati. Ci piace sperare nelle sorprese o meglio, preferiamo una brutta giornata in compagnia all'aria aperta piuttosto che un pomeriggio sul divano. Speravo di vedere lo stupore negli occhi di Lapo e Duccio, tenaci compagni d'avventura, nel momento in cui, giunti sul crinale, la vista abbraccia il mare Tirreno. Perchè il bello di partire dalla Garfagnana è che dopo aver attraversato boschi, prati e pietraie, ti dimentichi che di là da quella spalla rocciosa c'è la costa. Tra noi e il mare oggi s'è sistemata, beffarda, la nebbia. E' un autunno di una volta quello di quest'anno, grigio e piovoso ed a noi non rimane che consolarsi con una pasta al dente al rifugio Rossi.

Foto Ciure

mercoledì 27 ottobre 2010

Lago Scaffaiolo per i Balzi dell'Ora



Il professor Vangelisti, ottimo conoscitore delle montagne toscane d'estate e d'inverno, ci parlava d'un famoso rifugio, intitolato al Duca degli Abruzzi, che sorgeva proprio in riva al Lago Scaffaiolo. "Vedrete ragazzi che meraviglia", esclamava il professore, " specie se ci arriverete dopo una di quelle notti di tormenta che tirano lassù! Allora diventa davvero una casina di zucchero"
Fosco Maraini

Ora (da pronunciare con la O aperta) per le genti dell'appennino Tosco-Emiliano è il vento freddo che spazza i crinali. Quello di domenica era Ora (perdonatemi il gioco di parole) ed il
Professor Vangelisti aveva proprio ragione.

Foto Luigi

mercoledì 13 ottobre 2010

Doganaccia-Abetone 10-10-10


Sono sempre più convinto che valga la pena trascorrere qualche giorno sul sentiero 00 a cavallo del crinale appenninico.

Foto Ciure

lunedì 4 ottobre 2010

Buoni propositi


Da mesi predicavo nel deserto sui benefici della pratica del camminare nella natura durante il finesettimana. Ciò che a me si manifesta come un bisogno insostituibile per alleviare gli sbattimenti del viver quotidiano, appare esso stesso come sbattimento alla maggior parte dei miei conoscenti. Ieri tuttavia una piacevole coincidenza ha fatto in modo che un gruppetto variegato di amici, facesse un po' di strada sul confine tra la provincia di Prato e Pistoia. Siamo partiti dalla cascina di Spedaletto per giungere a pranzo dalla Beatrice a Cantagallo. Nel pomeriggio, un po' appesantiti, abbiamo proseguito verso il rifugio Pacini al pian della Rasa, prima su asfalto poi sul bel sentiero n° 50. Ricordo con piacere la sosta al passo del Treppio con il sole al tramonto che faceva capolino tra gli alberi. Domenica 17 ci apetta il Mugello con i suoi tortelli di patate.

domenica 26 settembre 2010

Sagro con le tre Grazie 26-9-10


Ieri ho fatto da guida a tre fanciulle sulle vette apuane. Per fare bella figura ho giocato ramino: Il Sagro. Anche per me era la prima volta da queste parti. Siamo partiti da Foce di Pianza, una terrazza a picco su Carrara, il mare e lo sciagurato versante ovest del Monte Maggiore, dilaniato dalle cave. Si sono portati via anche pezzi di cresta. Queste sono le apuane, prendere o lasciare.
Appena scesi di macchina veniamo abbordati da tre tipi del posto. Involontariamente ispiriamo in loro talmente tanta simpatia da spingerli a cambiare il proprio itinerario con il nostro. Sono padre e figlio fotografi ed un accompagnatore che conosce ogni centimetro di queste montagne e non ha nessuna intenzione di tenere per sè quanto appreso in tanti anni di escursionismo. "Quello è il Borla, questo è il sentiero 173, Simona allora è la tua fidanzata? Quella là in basso è Colonnata, il monte Rasori è dietro qui, io mangio uvetta, che scarponi hai? Vado anche in Mountain Bike, Ilaria dov'è? Sai sono in cassa integrazione ed accompagno gente su queste montagne, Simona sei allenata allora, te l'ho detto che nel pomeriggio sarebbe peggiorato il tempo, non mi vogliono dare retta, bisogna svegliarsi presto per andare in montagna, ma che ne sa lui, mica fa i turni in fabbrica, Lorenzo! quello è il catino, lassù c'è il Pizzo della Signora, Valeria è fidanzata? Altrimenti la diamo a lui, quando vieni sulle apuane chiamami che andiamo insieme, Simona sono del tuo numero codesti scarponi? Facciamo così, aspetto io Ilaria e voi correte in vetta a fare due foto che tra poco con quelle nuvole dal mare non si vede più niente, bisogna svegliarsi presto per venire in montagna, ho un amico a Prato, lo conosci?, non vengo quasi mai sul Sagro, sono venuto l'anno passato a mettere un targa per un amico che è morto davanti ai miei occhi su una cresta sopra Resceto". Nel frattempo una suola si stacca dallo scarpone di Ilaria. Simona ha nello zaino un paio di scarpe di scorta: santa previdenza. Arriviamo in vetta giusto in tempo per riconoscere tra le nuvole qualche cima in lontananza. Ilaria e Marco ci raggiungono per mano. Facciamo uno spuntino e ripartiamo; neppure la discesa frena la lingua del nostro eroe. Raggiungiamo la macchina ed inizia a piovere. Salutiamo in fretta lo strano terzetto. Ai forestieri è concesso un pasto caldo al vicino rifugio Carrara dove l'ospitalità è di casa e i liquori sono rigorosamente offerti dal gestore.

Foto Ciure

lunedì 13 settembre 2010

Pisanino per la Bagola Bianca 12-9-10


Siamo saliti alla maniera delle capre, aggrappati alle pietre o in cerca di un appiglio tra i ciuffi di paleo. Non poteva essere altrimenti dal momento che ci siamo affidati ad una guida che non ha il senso del pericolo.

Foto Ciure

sabato 31 luglio 2010

Anello del Grondilice 25-7-10


Bellissimo giro, per la verità piuttosto faticoso, attorno alle cresta Garnerone e al monte Grondilice. Meriterebbe un bel resoconto che al momento non riesco a partorire.

Foto Ciure

lunedì 21 giugno 2010

Valore di Erri de Luca

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.
Considero valore il vino finche' dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e' risparmiato, due vecchi che si amano.
Considero valore quello che domani non varra' piu' niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord, qual'e' il nome del vento che sta asciugando il bucato.
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.

Molti di questi valori non ho conosciuto.

mercoledì 2 giugno 2010

Pizzo d'Uccello 30-05-10






















Da una settimana avevo in mente di lenire il vuoto generato dalla temporanea assenza della mia consorte, con una bella gita fuoriporta. Tale gita fuoriporta avrebbe dovuto coniugare l'impiego del mezzo meccanico a due ruote e degli scarponi. Quale posto migliore del Pizzo d'Uccello, cima di prim'ordine della catena apuana a 200 chilometri di asfalto da casa, teatro di innumerevoli imprese alpinistiche? La via normale viene indicata per escursionisti esperti con qualche passaggio in cui c'è bisogno di usare le mani, in definitiva alla portata di tutti.
La sera precedente la partenza ero agitato per questa mia impresa solitaria. Ci tenevo a farla da solo, non so perchè.
Sveglia alle sei e partenza alle sette. Autostrada fino a Capannori per poi imboccare la statale che risale la valle del Serchio. Sosta caffè al ponte della Maddalena. A Piazza al Serchio avvisto la sagoma appuntita del Pizzo d'Uccello con la sua parete nord a strapiombo. Ci sarà da preoccuparsi?
Giungo finalmente nella valle dell'Orto di Donna ai piedi dei rilievi che ho studiato durante l'inverno. Parcheggio, mi cambio e parto. Risalgo una cava fino a giungere a Foce di Giovo, sella erbosa a cavallo tra la Cresta Garnerone e la cresta est del Pizzo d'Uccello. La mia meta è avvolta dalla nebbia, ahimè. Proseguo con immutata convinzione. Sul sentiero che si inerpica in salita tra le rocce, incontro un gruppo di Bolzano che procede a ritroso. Mi anticipano che non troverò anima viva sulla mia strada. Indietro non si torna, questo è sicuro. Di lì a poco dalla nebbia spunta un tale alla mia destra che mi precederà fino alla vetta. Tutto sommato la salita mi appare agevole; ero preparato al peggio. La nebbia ha il vantaggio di mitigare l'esposizione. Il tale sulla vetta mangia un Kinder cereali e riparte salutandomi. Penso sia giusto soffermarmi un po' confidando in un colpo di vento che mi mostri cosa c'è in lontananza. Mangio. Aspetto ancora. Tira vento ma la nebbia non se ne va.
E' tempo di partire.
L'itinerario prescelto contempla il rientro per lo stesso percorso fino al Giovetto. Da qui si prende a sinistra su sentiero fino a Foce Siggioli, terrazzo ideale per ammirare i 700 metri di caduta verticale della parete Nord. Scendo con calma animato da piacevoli sensazioni. Una frecca nera dipinta sulla roccia indica Foce Siggioli (per escursionisti esperti). Senza pensarci troppo prendo a sinistra. La strada è tracciata, mi accontento di questo. I segni mi indicano il cammino poco sotto il filo di cresta mentre dal basso risale veloce la nebbia. Pian piano i segni diventano più radi e il sentiero appare poco battuto. Supero un tratto particolarmente scosceso con la schiena a valle e l'aiuto delle mani. Poi c'è il paleo. Comincio a spaventarmi. Non vedo più i segni, faccio su e giù in diverse direzioni per trovare una pennellata amica di colore rosso. Niente. Mi maledico un po'. Esperto è chi ha compiuto un dato itinerario con qualcuno che l'ha già fatto in precedenza. Da oggi questo è per me il senso dell'essere esperti in montagna. Decido che l'unica cosa da fare è seguire la cresta (di Capradossa) fino ad un alberello in lontananza. Troppo "sdrucciolevoli" le alternative. All'albero trovo un sentiero, non segnato, ma un sentiero. Giro a destra. Sono ancora un po' agitato. Continuo nel bosco dove a breve incontro i segni bianchi e rossi. Dopo una ventina di minuti scorgo un segnavia, quello del Giovetto. Sono più sereno. Il Pizzo d'Uccello è adesso libero dalla nebbia. Lo ammiro in compagnia di una mela. Devo aver fatto un pezzo di strada di troppo. Un sentiero ben segnalato, tra i faggi, mi conduce fino al rifugio Donegani. La mia moto è lì che aspetta. A Castelnuovo Garfagnana prendo per Arni e giù fino in Versilia dove mio nipote Giulio studia da costruttore di castelli di sabbia.

Foto Ciure

Devo ammettere di averla fatta un po' lunga con questo Pizzo d'Uccello. Tuttavia ho trovato in rete una foto che rende merito al tratto di sentiero che mi ha fatto spaventare. Mi sembra dunque doveroso condividere. Eccola qua (si fa per ridere un po'). Queste sono fedeli: qui e qui (da angolazioni opposte).

lunedì 24 maggio 2010

Monte Gennaio 23-05-10



Finalmente questo inverno ritardatario, prodigo di nevicate a bassa quota, pioggia e nuvoloni, sembra aver lasciato il passo alla bella stagione.
Spettatori in anteprima di questo cambio di programma io, Luigi, Agnese, Umberto, Andrea e Sara. Palcoscenico d'eccezione il Monte Gennaio.
In inverno avevo già tentato due volte la conquista di questa cima. In entrambi i casi la nebbia mi aveva "suggerito" di tornare indietro. Il monte Gennaio aveva assunto per me il fascino che il Nanga Parbat ha per numerosi impavidi alpinisti.
Dalla casetta del Pulledrari sono suffcienti due ore di cammino per arrivare in vetta. A metà strada si trova il rifugio del Montanaro e poco più in alto il poggio dei Malandrini. Da qui in poi non si vede più un albero. Il panorama in cima è di quelli da mettersi a sedere per un po': Apuane, Abetone, Libro Aperto e tutta la parete est del Corno alle scale con i balzi dell'ora e la Nuda.
Credo che ci tornerò tra non molto sul monte Gennaio.

Foto Ciure

sabato 15 maggio 2010

Da Piazza a Piazza 2010



E' passato un mese ormai dalla Da Piazza a Piazza e non posso fare altro che scrivere un po' di cose, alla rinfusa, che ricordo con piacere:
Eravamo un bel gruppo, anche se ognuno è andato al suo passo.
Quest'anno era più freddo che caldo e alla vigilia si temeva di prendere l'acqua.
La Sara ha staccato tutti, belli e brutti.
Marietto si è quasi rovinato un ginocchio per starle dietro.
Lenzi ha condiviso questa da piazza a piazza con Francesca.
Guarducci fa, al solito, due viaggi.
Gli Ermini hanno il loro passo. Con quel passo potrebbero camminare per giorni.
Bere tre Weiss all'arrivo di Montepiano aiuta a reintegrare sali minerali.
Può capitare di incontrare un elfo sul sentiero.
Al Margherita si mangia da dio, anche se lì per lì abbiam sempre paura di digiunare.
Il secondo giorno te lo ricordi in discesa ma è tutto un saliscendi.
Girare i segnali non è sempre una buona idea.

domenica 11 aprile 2010

Allenamento, questo sconosciuto


La Da Piazza a Piazza è alle porte e la mia condizione atletica è quella che è.
Approfittando dell'ennesima domenica di pioggia (grande scoramento) ho messo a punto un programma per i finesettimana avvenire.
Domenica 18 aprile. Anello intorno al Monte Bucciana con partenza e arrivo alla Cascina di Spedaletto. 6-7 ore. Per continuare da dove eravamo rimasti.
Sabato e Domenica 24/25 aprile. Due vetture. Una viene lasciata al passo dell'Abetone. Si parte dal Passo dell'Oppio e in cinque ore siamo al lago Scaffaiolo. Qui si cena e si dorme. Il mattino seguente si prosegue verso la macchina lungo il sentiero 00. Tempo stimato 6 ore con ascesa al Libro Aperto. La tappa può esser fatta anche al contrario.
Domenica 2 maggio. Sgambata mattuttina in Calvana.

Come è andata a finire?
Domenica 18 aprile sono andato con Luigi al convento di Monte Senario partendo da Ceppeto, sotto il piazzale Leonardo da Vinci sul Monte Morello. L'itinerario prevede strade sterrate, asfalto e sentiero. Non proprio una gita di "montagna" ma assai piacevole e ricca di spunti socioeconomicoreligiosoculturali.
Sabato 24 insieme con la Berta sono tornato sul monte Maggiore a passo svelto. Per la prima volta ho avvistato un cinghiale ad una ventina di metri di distanza. Il signor Chinghiale non ha battuto ciglio. Io ho tirato dritto senza fermarmi; non mi piace litigare. Sulla vetta deserta, spazzata da un vento deciso, pranzo al sacco con insuperabile schiacciata alla mortadella. La Berta quando c'è vento forte alza il naso ed immobile si mette ad analizzare odori lontani con aria compiaciuta. Di ritorno abbiamo aggirato il Monte Cagnani.
Domenica 25 aprile e fine settimana successivo cura del sonno.

lunedì 22 marzo 2010

Sentiero 00


Il sentiero 00 corre sui crinali dell'appennino da Bocca Trabaria, punto d'incontro tra Toscana, Emilia Romagna, Marche e Umbria e il Passo dei due Santi, estremo nord della nostra regione, al confine con Emilia Romagna e Liguria.
Per calpestarlo tutto c'è da fare un bel po' di strada.
Una guida che ho acquistato divide il percorso in 21 tappe. Dal momento che nessuno ci paga, ho pensato di ritagliare il pezzo della torta che più mi piace, riservandomi di finire il resto più in là.
Mi affascina l'idea di partire da Prato e passare dal Corno alle Scale, Libro Aperto e Abetone per terminare ai Monti Rondinaio e Giovo, di cui ho letto un sacco di belle cose.
Sono necessari cinque giorni di cammino, quattro con una prima tappa da 35 km fino alle Piastre.
La butto lì.

domenica 7 marzo 2010

Verso la Rasa, al freddo 07-03-10



e vive ancora il sentimento delle cose
mentre noi amiamo controllare tutto
la vita i pensieri degli altri la morte
e non amiamo neanche il pane che mangiamo
noi non ringraziamo

ma vive ancora il sentimento delle cose
vivono gli alberi le case i sassi
i nostri sogni le tv a colori le navi senza radici
e siamo stupidi a pensare di esser soli
senza più limiti senza più colori

mentre noi siamo tesi a moltiplicare tutto
non riusciamo a considerare che le nuvole ci guardano e i mari ci controllano

(Paolo Benvegnù - Il sentimento delle cose)

Quando tutto sembra ormai scontato e a portata di mano, capita di dover fare retrofront per una nevicata abbondante in Marzo e mangiare un panino al riparo delle mura di una chiesetta di montagna.
Grazie al cielo capita ancora.

Foto Ciure

domenica 28 febbraio 2010

Finesettimana intenso 27/28-02-10



Non mi dispiace stare da solo. Adoro stare in compagnia.
Da solo, nel primo pomeriggio di sabato, ho raggiunto il Lago Scaffaiolo, percorrendo il crinale che congiunge il passo della Croce Arcana al Monte Cupolino. E' stata la mia prima volta con i ramponi, presi in prestito da Piero Doni: una girata da incorniciare.
Domenica sgambata mattutina con Andrea, Martina, Giausti, Marietto, Sara. Questa volta dopo aver guadato più volte l'impetuoso Rio Buti, abbiamo snobbato Cantagrilli e fatto strada fino alla località Foce ai Cerri per poi voltare a sinistra in direzione San Leonardo. Il sentiero 42, in pessime condizioni, aggira il monte Cagnani e conduce in breve ad un borgo finemente ristrutturato. Chiedono 6000 euro al metro quadro. Me ne incarta un metro e mezzo, per favore??


Foto Ciure

martedì 23 febbraio 2010

Al Pian della Rasa



Al fine di testare gambe e polmoni in vista della Da piazza a piazza 2010, viene riproposta la Santa Lucia-Pian della Rasa. Rimane da stabilire la data: al ballottaggio domenica 28-02 e domenica 07-03. Credo sia possibile prenotare per il pranzo. L'anno scorso si mangiò poco.

Foto Piero

domenica 21 febbraio 2010

Un buon allenamento 21-02-10



Bella ed impegnativa girata di gruppo sul Monte Maggiore con risalita del Rio Buti "in ferrata" e ritorno dalla Retaia.

Foto Ciure

lunedì 18 gennaio 2010

Ciaspole 17-01-10



Prima positiva esperienza con questi strani aggeggi ai piedi. Avverse condizioni climatiche ci hanno impedito di raggiungere il monte Gennaio. Costretti a rimanere al riparo degli alberi, abbiamo raggiunto Pratorsi grazie agli zuccheri forniti da un bel pezzo di panforte.

Foto Ciure

Amarcord


Per riscaldare questi primi giorni del 2010, ho pensato di pubblicare le foto di una bella girata sulla Tambura, compiuta con l' architetto Lenzi nel settembre 2006.
Di quel giorno ricordo il gran caldo, la fatica in salita su un sentiero bis ed i piedi dolenti in discesca lungo la via Vandelli. Ricordo un bottegaio di Resceto, fiero della sua montagna, che non si concede a chi non ha gambe allenate. Ricordo come si sta bene a tuffarsi in mare dopo una camminata come questa.

Foto Lenzi

domenica 3 gennaio 2010

Cantagrilli e Retaia 03-01-10


Stamani era freddo, di quei freddi asciutti che ti fanno bruciare il viso. Con Agnese, Luigi e la Berta, ospite d'eccezione, abbiamo fatto il mio giro preferito qua in calvana. Si tratta di un anello con inizio e fine a carteano che, costeggiando il rio Buti, raggiunge Valibona, Cantagrilli e la Retaia per poi ridiscendere.
La Pania, L'Abetone e Il Corno alle Scale, vestiti di bianco, risplendevano in lontananza mentre la Berta, bianca pure lei, correva su e giù; secondo me ha fatto il doppio della strada che abbiamo fatto noialtri.
Sulla via del ritorno ho incontrato un mio vecchio professore del Liceo, docente di scienze naturali, grazie al quale sono stato in grotta in calvana e sulla Pania, in un periodo in cui le vette non erano al centro dei miei pensieri, come la scuola del resto.
Ho sempre riconosciuto il merito di questa mia passione per il trecchinghe a mio babbo, che fin da piccolo, mi ha portato con sé su e giù per i sentieri dolomitici e della Toscana. Non posso dimenticare i Lebfevriani e il ghiacciao del Col Colon in cordata, come pure le fatiche sperimentate con Pierluigi in tenda sul Gran Paradiso.
Vuoi vedere che anche il mio sbadato Prof. delle superiori mi ha messo un po' prurito??
Tutto sembra avere un senso.

Foto Ciure

Pania 24-8-21

Se la memoria non mi tradisce oggi è stata la mia decima ascensione sulla Pania. Sono partito da Pruno e mi sono goduto tutto il percorso, s...