mercoledì 3 settembre 2008

Ci Sono Riuscito!

Dopo mesi di insuccessi finalmente sono riuscito ad inserire tutti i link alle foto.Mi sembra tutto molto bello.
Se ci siete Giovedì 11 potremmo fare la cena dell'Alta Via.

martedì 2 settembre 2008

Appunti di Alta Via

Di Marco

31 luglio 2008

PRIMA TAPPA – PALAFAVERA – RIFUGIO TISSI

Grande primo giorno.
Per iniziare seggiovia, che aiuta ad entrare in contatto con l’alta via n°1 come lo strudel aiuta a sentirsi al mare. Comunque sia cominciamo! con il triangolo dalle valenze simboliche contrastanti a segnare il cammino. E’ comunque un bel compagno di viaggio il pensiero di star percorrendo un sentiero che attraversa tutte le Dolomiti da Nord a Sud.
Si comincia ubito a salire duro fino al lago Coldai dopo aver incontrato una suora che si dice non porti punto bene, fortunatamente di bianco vestita, che porta un po’ meno male. Super Piero, preziosissimo compagno di viaggio dei primi giorni, incontra la prima delle vittime della sua attacca bottoni, una giapponese romana, Andrea indaga la possibile presenza di trote nel lago e avvicina la Sara al meraviglioso mondo dello Spinning.
La sorpresa del gruppo del Civetta è stupefacente e si cammina alla sua ombra su ghiaioni con presenza di neve, in lontananza, in alto, ma parecchio in alto il rifugio Tissi. La sorpresa più grande di giornata è il balzo su cui il rifugio sorge, sotto, in basso, lontana, giù c’è Alleghe ed il suo lago, per noi lassù vertigini ed uno splendido tramonto.

SECONDA TAPPA – RIFUGIO TISSI – PASSO DURAN

Partenza in discesa, ma parecchio in discesa!
Guida Sara che a momenti ci precipita in un burrone su mio incitamento e con Ciure che tenta di salvarci...invano!
La tappa è bella e prosegue in una splendida con cavalli, mucche e..Yak?(forse). Si risale un po’ fino alla meravigliosa torre Venezia alla cui ombra una targa recita la frase del giorno (e forse della vacanza):

“L’affetto di un amico è come appiglio che non cede”

Al rifugio Vazzoler acquisto di spilline indie rock della Civetta. Discesa critica per ginocchia e sopportazione, in direzione contraria gruppo di scalatori allungato dalla provenienza certa: Pistoia o Lucca!!! Così sentenzia Ciure. Il cappellino Monte dei Paschi di Siena che un componente del gruppo su due indossa avrebbe probabilmente tratto in inganno chiunque, ma a Ciure-Spiegoni proprio non la si fa!!!
Bivio
Comincia l’escursione vera: la salita! Non molla mai, temperatura ed umidità da foresta tropicale fino alla prima torre dell’orso (ne seguirano altre). Passaggi su rocce e sorprese che allungano il cammino immaginato e che fanno un po’ tremare le gambe mentre si affrontano le due forcele di giornata. Piove e c’è il sole la Madonna coglie un fiore la lo coglie per Gesù e tra un po’ piove e c’è il sole...loop.
Il Bruno Carestiato (Oh! Oh! Oh! – OhOh!) è un miraggio lontano che piano piano si avvicina, le due birre sono il colpo di grazie e la discesa al passu Duran una visione in technicolor. Rossetti musica i nomi dei rifugi e Andreini scompare lontano, a valle, con passo da valkirya.
Il rifugio S.Sebastiano, Piero ed Andrea sono un abbraccio affettuoso alla fine della seconda giornata di alta via.

Intermezzo piovoso, giusto il tempo di una citazione trovata su una pubblicazione al rifugio San Sebastiano che descrive le vie di arrampicata nella zona del Civetta.

Teniamo nondimeno all’avventura. Ci attrae l’ignoto sul monte e non criminalizziamo l’extracomunitario in piano. Siamo tedenzialmente progressisti.
Non ci caschiamo. Sappiamo quello che appare attuale. Quanto è davvero moderno.
Ci divertiamo inoltre un mondo. Alla faccia di chi fa dell’esistenza un campionato.
Consideriamo le difficoltà degli accidenti da fronteggiare per visitare luoghi magici. Sapendo che lassù siam provvisori. Amiamo certe vette. Pure i costoni. Ogni libero passo. Andiamo dunque a piedi ed andiamo piano. Contempliamo. Immancabilmente ritorniamo. Sopravviviamo...
Davanti a noi c’è la Civetta maestosa. Luminosa. Sola. Non ci risparmiamo di certo: il tempo è bello.

TERZA TAPPA – PASSO DURAN –PRAMPERET

Piove mentre Doni’s Family si preoccupa di organizzare il nostro ritorno, piove a dirotto mentre la macchina viene parcheggiata in località Soffranco, o giù di lì.
Quando smette partiamo lasciandoci alle spalle l’ospitalità perfetta di Beniamino e glo occhi di Catia. La tappa prevede due forcele e un primo tratto di strada asfaltato, ovviamente sbagliamo subito, ma recuperiamo l’ingresso segnalato dalla presenza di un’aquila bronzea (che pare un pollo).
Si sale in boschi umidi e pieni di funghi fino al nostro primo ristoro dal quale si intravede il nostro prossimo cammino. Durante la sosta seguente, a cinque minuti da una malga meravigliosa, visioni mistiche si accompagnano con canti religiosi:
“ecco quel che abbiamo nulla ci appartiene ormai...” La montagna ispira il sentimento religioso, lo diceva anche il “papa morto” che da queste parti, si mormora, veniva in vacanza.
Si prosegue su verso la forcella e alla panoramica, si apre una valle meravigliosa e sullo sfondo il monte Pramperet con il rifugio Sommariva ai suoi piedi, uno dei più bei rifugi per compagnia ed ospitalità. Non abbiamo n jingle per questo, ma di sicuro la colonna sonora, grazie al chitarrista Marietto è PO-ROM-POM-PO’ PO-ROMPO-PPERO’- PERO’. Al coro pot cena (e che cena) partecipano con amore Ivan e Marika, gestori del rifugio e i loro amici nonchè i genotori della famiglia Bradford di Amburgo (o Hannover) che con i loro figli modello sono diventati preziosi compagni di viaggio ed esempio fulgido di educazione filiale.
Notti magiche in brande a tripla altezza.

QUARTA e QUINTA TAPPA – PRAMPERET – PIAN DI FONTANA - SOFFRANCO

Partenza calma, molto calma...Ivan ci avvicina ai giorni dell’arrampicata e l’idea di iscriversi ad un corso del CAI balena in più di una delle nostre menti assonnate...bella la frase “ho fatto quel passaggio difficile fissando un ‘amico’ nella fessura della roccia”.
La camminata è tranquilla anche se il terrore dei pallini rossi sulla mappa perseguita Andre e Marietto per molto tempo. La salita è molto bella, la discesa anche di più. Il Van è semplicemente magico, con i camosci che corrono sui ghiaioni, le marmotte che fischiano (c’è da tornare a dormirci qui con le tende)...
Si scende tanto, ma tanto fino al Pian di Fontana, ultima notte in baita per noi, domani ancora discesa fino alla macchina e partenza, ma c’è ancora il tempo di una cena, una cena con Enrico.
Enrico che ha vissuto (nato nel ’30) l’Italia che si faceva e disfaceva, l’Italia della guerra, dei tedeschi, dei fascisti, dei partigiani, la guerra dell’uno dei nostri dieci civili, delle gallerie da scavare, l’Italia del dopoguerra, tutta da rifare, tra chi va in germania a fare il gelataio e chi resta, tra chi parte dalle valli per lavorare il legno nei cantieri dei ponti e delle strade e degli edifici e delle fabbriche...
Enrico timido, Enrico forse un po solo, Enrico “con calma”, Enrico il latte è troppo bianco, lo sniappin non posso da quando “mi hanno tagliato”, ma si correggimi il caffè... Enrico di Soffranco che abita giusto sopra a dove è parcheggiata la macchina che ci riporta a casa, Enrico che chiude questo splendido sogno di montagna.

Pania 24-8-21

Se la memoria non mi tradisce oggi è stata la mia decima ascensione sulla Pania. Sono partito da Pruno e mi sono goduto tutto il percorso, s...