sabato 2 novembre 2019

Nonni


<Questo è stato il 26 gennaio 1943. I miei amici più cari mi hanno lasciato in quel giorno>.
Quest’estate ho letto Il sergente della neve di Rigoni Stern, un libro che narra la tragica vicenda dei soldati italiani inviati in Russia a sostegno delle truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale.
Gino, un mio caro amico, mi diceva continuamente che la crescita è una sorta di spirale in cui si procede in avanti senza un andamento lineare, attingendo costantemente al passato per cogliere elementi necessari a progredire. Questa frase del libro ha in qualche modo scosso in me la polvere su quei racconti riguardanti mio nonno Silvio che avevo accantonato senza dare loro il giusto peso.
Oggi 2-11-19, giorno dei morti, voglio raccontarmi un po’ di cose sulla mie truppe di seconda linea, i miei nonni.
Francesco ha da poco compiuto 6 anni. Per certi versi mi sembra già grande, sorrido ai progressi fatti, le paure superate, i tuffi, la bicicletta, la capacità di organizzare, finire e riordinare un gioco di fantasia. Mia nonna Lisetta, la mia nonna paterna, morì quando avevo l’età di Francesco e mio malgrado conservo pochissimi ricordi. Ho trattenuto alcune immagini: una bici color violetto, le paste della domenica, una mano che mi accarezza mentre gioco con i pirulini al tavolo di cucina. Spero che Francesco conservi molti ricordi di questi anni trascorsi con i suoi nonni.
In casa con noi viveva la nonna Giulia, vedova di mio nonno Nello, morto quando mia madre aveva 4 anni. Ho sempre pensato di essere il risultato di storie “normali”, col tempo ho scoperto che non era così. L’avventura terrena dei miei nonni materni è la prova tangibile di quanto la vita possa picchiare forte, non darti una seconda possibilità ma anche di amore e tenacia. Mia nonna Giulia morì nel 1999, prima di Natale, mentre ero a studiare inglese a Londra. Mia sorella venne a comunicarmelo a cose fatte, nello stile della mia famiglia. Ricordo che stavamo passeggiando nei pressi di St. Paul nel buio dei pomeriggi invernali. Il colpo mi arrivò qualche giorno più tardi, quando Francesca era ripartita. A dare il La fu, come mi accade spesso una canzone, precisamente l’ Alleluiah di Leonard Cohen interpretata da Jeff Buckley. Ho fatto tanto arrabbiare mia nonna che, senza dubbio, viveva per noi nipoti. Ripenso a tutto l’amore che metteva nel farci da mangiare, tenerci in ordine. Potessi tornare indietro sarei molto più buono con lei. Nel 1999, a 22 anni, non avevo più nonni in vita.
La storia che ho riletto grazie al libro di Rigoni Stern è quella dei miei nonni paterni Silvio e Lisetta. Mio nonno è morto quando avevo 16 anni, ero in gita di terza superiore a Venezia. Anche in questo caso ero lontano da casa. Al funerale piansi ininterrottamente. Mi ricordo che mio fratello faceva segno di calmarmi ma nonostante la timidezza e quella voglia di sentirsi grandi che si ha in terza superiore, non avevo nessuna intenzione di non farmi sentire. Credo che i nonni dello stesso sesso abbiano un significato particolare per ognuno di noi e quel giorno perdevo l’unico nonno maschio che avessi conosciuto. Mio nonno lavorava ai telai con mio zio Franco, aveva la faccia magra e scavata, la barba sempre fatta, i capelli stempiati come me, sempre in ordine. Lavorò finché la salute glielo permise, tutti i sabati andava dal barbiere, giocava a carte al circolo della parrocchia anche se non amava le discussioni. Spesso mi elargiva il frutto delle sue vittorie: caramelle all’orzo che mi piacevano tanto e al rabarbaro che mi piacevano meno. La domenica , io e il babbo andavamo alla messa al Giglio da un prete strampalato a cui facevo da chierichetto e poi a fare una girata. Talvolta andavamo a vedere la partita delle giovanili del Prato, talvolta sulla Retaia, spesso andavamo al cimitero di Santa Cristina, in Poggio, dove trovavamo sempre il nonno a curare la tomba della nonna Lisetta. Questa cosa di trovarlo lì, mai triste ma indaffarato mi è sempre sembrata molto bella. La Domenica, ogni tanto, veniva a pranzo da noi in bici, con dei fantastici vassoi di paste di Disarò. A primavera ci portava giganti mazzi di asparagi, a Natale ci dava 100.000 lire per uno. Parlava poco mio nonno, non tollerava le lamentele e non mi disse niente quando gli chiesi se avesse sparato in guerra.
Mio nonno, classe 1913, donò i suoi anni migliori ai sogni di Benito Mussolini. Svolse il servizio militare in Sardegna. Al termine della leva fu inviato nel Corno d’Africa durante la guerra d’Etiopia. Raccontava di aver consumato otto paia di stivali a fare la spola tra il porto ed il campo militare. Al ritorno sposò mia nonna Lisetta, era il 18 Gennaio del 1941. Provarono da subito ad avere dei figli ma per due volte non riuscirono a portare a termine la gravidanza. Mia nonna, che aveva perso il padre durante la prima guerra mondiale, dovette sopportare la partenza di suo marito per la seconda guerra mondiale. Era da poco rimasta in cinta quando mio nonno partì per l’Albania.
Abbiamo un piccolo diario del 1942 in cui mio nonno parla dei lavori da svolgere al campo, della fame, dell’amore per mia nonna Lisetta, delle speranze per quel figlio in arrivo. Per tutto il tempo della sua assenza nessuno ebbe notizia dell’altro.
“Siamo senza speranza” è quello che si legge su quelle pagine nel giorno dell’armistizio. I soldati al fronte furono costretti a scegliere se arruolarsi con l’esercito tedesco o darsi alla macchia ed unirsi ai movimenti partigiani di liberazione. Per un anno, fino alla fine della guerra, mio nonno si unì alla popolazione locale rischiando rappresaglie dei nazisti. Raccontava di esser stato messo al muro per esser fucilato in due occasioni e di essersela cavata per puro caso. Finita la guerra si imbarcò per Brindisi con altri soldati. Rientrò a casa a piedi e con mezzi di fortuna. Una signora anziana, all’epoca bambina, incontrata da mio padre alcune settima fa, gli ha detto di ricordare nitidamente la scena di questi gruppetti di soldati che rientravano a Prato da Firenze e di mia nonna sulla porta con mio zio Franco in braccio.
Purtroppo questo è tutto quello che conosco della storia di Silvio e Lisetta, i miei nonni.
Una storia molto diversa dai mie 20 anni, fatti di viaggi in Europa in tenda, serate allegre, amori, amicizie, concerti e tanta spensieratezza.



Pania 24-8-21

Se la memoria non mi tradisce oggi è stata la mia decima ascensione sulla Pania. Sono partito da Pruno e mi sono goduto tutto il percorso, s...