
Vi racconto anche questa. Sabato mattina partiamo da una Prato soleggiata alla volta dell' appennino tosco-emiliano. Con me Luigi, Agnese ed Umberto. Ci fermiamo per un caffè ad un bar di Vidiciatico. Ad un tavolino tre giovani con il cappello di lana in testa; ci prendiamo gioco di loro. Parcheggiamo la vettura al santuario della Madonna dell'acero e imbocchiamo il sentiero che sale al riparo dei faggi per circa un ora. Il bosco lascia spazio ad un prato di mirtilli; tutt'intorno è nebbia. Facciamo strada fino alla vetta della Nuda, come da programma. Luigi ci racconta quello che si sarebbe dovuto vedere. E' parecchio freddo e dopo breve pausa proseguiamo sul crinale fino ad incrociare il sentiero che viene dal Cavone. Un cartello avverte che il sentiero che stiamo per calpestare, i balzi dell'ora, è per escursionisti esperti. Tutte le volte mi chiedo come si fa a dire di essere escursionisti esperti. (Questa volta siamo stati abbastanza esperti da giungere incolumi alla maestosa croce del Corno alle Scale, questo lo possiamo dire). Dalla vetta scendiamo sospinti da un vento gelido da nord-ovest fino al lago Scaffaiolo, meraviglia della natura. Guanti, cappello e un giubbotto pesante dovrebbero sempre stare di guardia nello zaino di chi si approccia alla montagna in questa stagione: non è il mio caso. Non sono ancora molto esperto.
Al rifugio duca degli Abruzzi ci gustiamo un pasto caldo in compagnia di Piero, mio babbo, partito dalla Croce Arcana. A servirci il pranzo i tre tipi di Vidiciatico, quelli con il cappello di lana in testa (Esperti).
Sulla via del ritorno Luigi, che ne sa una in più del diavolo, ci ha condotto alle Cascate del Dardagna; piacevole finale di questo giro da rifare al più presto con cielo terso.
Foto Luigi